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Forest Therapy

Forest Therapy: la nuova frontiera del benessere dal Giappone

Immergersi nel verde non è soltanto un diversivo: può diventare una strategia concreta di benessere integrato. L’idea che camminare, respirare e percepire in un bosco produca effetti positivi su corpo e mente ha radici profonde e oggi trova conferme scientifiche sempre più numerose. 

Questo articolo ripercorre le origini e i principi della forest therapy, ne spiega i meccanismi d’azione, analizza i principali benefici e suggerisce modalità pratiche di applicazione, fino a considerare alcune prospettive per il futuro del benessere “verde”.

Come funziona la forest therapy ?

La forest therapy, conosciuta anche come shinrin-yoku o “bagno nella foresta”, è nata in Giappone negli anni ’80 come risposta alla crescente pressione dello stile di vita urbano. Il concetto consiste nel concedersi uno spazio di lentezza attiva: non una camminata sportiva, ma un percorso meditativo e sensoriale in cui si osserva, ascolta, respira, si percepisce la natura con attenzione.

Il funzionamento di questo approccio si basa su  3 meccanismi affrontati nella ricerca “The restorative benefits of nature: Toward an integrative framework (1995)”:

  1. In primo luogo, l’esposizione al bosco favorisce un rilassamento dell’organismo promuovendo  l’attività del sistema parasimpatico diminuiscono di conseguenza  il cortisolo, la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca.
  2. Inoltre, le piante rilasciano composti volatili, detti fitoncidi e altre sostanze vegetali  che possono esercitare effetti immunologici favorevoli. Studi hanno evidenziato un aumento dell’attività delle cellule del sistema immunitario dopo soggiorni boschivi, con incrementi del 50 % circa rispetto ai valori basali. 
  3. Sul piano cognitivo, secondo la teoria del ripristino dell’attenzione (Attention Restoration Theory proposta da Kapla), i contesti naturali permettono al cervello di recuperare la capacità concentrativa erosa dallo stress e dall’eccessivo carico attentivo della vita urbana. Questi ambienti esercitano una “soft fascination”, ovvero un’attrazione cognitiva dolce e non impegnativa, che sostiene un recupero attentivo naturale e spontaneo. In sintesi, la forest therapy si configura come un’esperienza di riequilibrio integrato: l’organismo è stimolato verso stati fisiologici più rilassati, e la mente trova uno spazio per disattivarsi dai carichi attentivi e rigenerarsi.

I 7 benefici della forest therapy

Negli ultimi anni la ricerche come “Forest bathing enhances human health: A state-of-the-art review (2019)” hanno  iniziato a studiare in modo sistematico gli effetti della forest therapy, con risultati che ne confermano l’utilità per la salute e il benessere. Camminare lentamente in un bosco, respirare l’aria tra gli alberi e lasciarsi coinvolgere dall’ambiente naturale sembra influenzare positivamente sia il corpo che la mente.

Gli studi hanno messo in evidenza diversi benefici:

  1. riduzione dei livelli di cortisolo e di altri ormoni dello stress;
  2. abbassamento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca;
  3. miglioramento della variabilità cardiaca, indice di un sistema nervoso più equilibrato;
  4. aumento dell’attività delle cellule natural killer (NK) e modulazione delle difese immunitarie;
  5. attenuazione di ansia e sintomi depressivi;
  6. incremento della sensazione di vitalità ed energia;
  7. miglioramento della qualità del sonno e della capacità di recupero psicofisico.

Nel complesso, emerge un quadro coerente: la forest therapy non è una pratica miracolosa, ma rappresenta un modo semplice ed efficace per favorire rilassamento, equilibrio e benessere. I benefici legati alla sfera psicologica sono quelli più solidamente documentati, mentre quelli fisici richiedono ancora ulteriori studi. Tuttavia, anche con queste precisazioni, gli effetti osservati sono abbastanza chiari da suggerire la forest therapy come un valido strumento complementare di salute.

Come praticare la forest therapy?

Per chi desidera sperimentare la forest therapy può decidere di intraprendere questa pratica in autonomia o affidarsi a visite guidate.

Nei percorsi guidati, l’operatore propone esercizi sensoriali, pause riflessive, momenti di scambio e suggerimenti su ritmo e attenzione. Questo supporto può contribuire a rendere l’esperienza più profonda e consapevole, soprattutto per chi è alle prime armi. 

D’altro canto, praticare autonomamente è una modalità perfettamente valida e accessibile, basterà prendere in considerazione alcune accortezze come:

  • Scegliere boschi o ambienti maturi, lontani da traffico e disturbi, con percorsi tranquilli e una struttura naturale. 
  • È consigliabile dedicare almeno un’ora o due alla sessione, evitando fretta.
  • La camminata deve essere lenta, intervallata da pause: osservare la corteccia, respirare profondamente in spazi luminosi, ascoltare i suoni del bosco. 
  • Dispositivi digitali vanno minimizzati o disattivati per non interrompere la connessione sensoriale. 

Ripetere l’esperienza con regolarità, una volta alla settimana o più, se possibile aiuta a consolidare i benefici. 

Si consiglia attenzione alle condizioni meteorologiche, alla sicurezza dei sentieri e al proprio stato fisico. Infine, va sempre tenuto presente che la forest therapy si configura come una pratica di benessere complementare e non sostituisce interventi medici o psicologici quando necessari.

Dove fare forest bathing in Italia

È naturale pensare che per praticare la forest therapy occorra recarsi in parchi famosi o boschi remoti, ma non è sempre necessario. In Italia esistono numerose aree forestali e boschi di rilievo dove sperimentare la terapia.

Luoghi suggeriti per forest bathing in Italia:

  • Foreste e boschi alpini delle Dolomiti e delle Alpi — boschi lariceti, abeti, faggi nei tratti meno frequentati.
  • Foresta Umbra nel Parco Nazionale del Gargano — uno dei boschi più estesi del Sud Italia.
  • Bosco di Castelporziano (Roma) o il Parco della Caffarella — zone verdi nei pressi di città grandi.
  • Foresta Casentinese (Toscana-Emilia) — composizione vegetale diversificata, buon habitat per percorsi immersivi.
  • Selva di Castelfidardo (Marche) — nel contesto di studi legati alla forest therapy in Italia. 
  • Boschi di montagna nelle Alpi Piemontesi e Valle d’Aosta, con ambienti tipici e panorami tranquilli.
  • Terre e boschi collinari nelle regioni interne (Umbria, Abruzzo, Toscana) nei dintorni di centri minori.

Queste mete offrono percorsi immersivi e variabili, ma il concetto più utile è che un piccolo parco boschivo vicino al proprio quartiere, un viale alberato, o anche un bosco secondario vicino casa possono essere spunti validi per cominciare.In definitiva, non è necessario viaggiare verso parchi naturalistici prestigiosi per sperimentare gli effetti della forest therapy. L’importante è il contatto consapevole con il verde, il tempo dedicato e la qualità dell’esperienza sensoriale. Usare il parco locale, il boschetto vicino o un’area verde urbana può essere un modo concreto per praticare il bagno nella foresta con continuità, rendendolo parte della vita quotidiana piuttosto che un’eccezione occasionale.